Nervosamente muoveva la matita tra le dita della mano. Al tavolino di quel bar si era seduto un’ora prima, erano le sette ormai. L’appuntamento era per le sei e tre quarti, orario originale per un incontro, aveva pensato: “
perché non le sette o le sei e mezza?”Le auto, dapprima lentissime nel traffico per l’uscita dal lavoro, via via acceleravano i ritmi, piano piano la città si distendeva verso la sera, lasciandosi alle spalle la forsennata e stressante attività quotidiana. Faceva caldo, però. Non dava tregua quel caldo che penetrava da sotto i vestiti fino al cervello.
Sul tavolino un cocktail analcolico, il secondo, e una ciotola di mixed nuts, ormai mezza vuota. Sui primi fazzoletti di carta aveva disegnato forme geometriche casuali, come sua abitudine, sugli ultimi un nome: dapprima piccolino, poi in corsivo, poi in forme grafiche che ricordavano i caratteri gotici, infine sull’ultimo a grandi lettere in stampatello: il nome, quello di lei.
L’occhio era rivolto alla fermata bus vicina: “
eccolo, è il terzo che passa dalle sei e mezza! C’è anche lei stavolta…sì sì, è lei!”
I giochi di luce son assassini a volte! Mentre lei scendeva dal bus, dal sole filtrò un fastello di raggi caldi e tenui attraverso i rami dell’albero di fronte, fino a raggiungerla esattamente sul viso…un incanto! Poi giù…sulle mani, mentre chiudeva la piccola borsetta…sembravano quei lunghi e ondeggianti filamenti di luce laser tesi ad una carezza.
Due sere prima si erano parlati… “
ma davvero? Allora dobbiamo vederci, se sei qui fra due giorni, non possiamo perdere questa occasione! E’ tanto che l’aspetto, è una vita che ti aspetto…”
Lei non l’aveva mai visto neanche in fotografia, per un motivo o con una scusa lui non si era mai rivelato. Forse aveva paura…e se fosse stato bruttino, sarebbe stato importante? No, impossibile, un anima così bella…quanto romanticismo, quante risate…e quanti momenti via dallo stress di routine che avevano passato insieme! Cosa vale il bello e il brutto?
“
Ho un po’ di apprensione…sono emozionata ma nello stesso tempo mi pigia dentro questo senso dell’incognito…sono una stupida, lo son sempre stata e continuerò ad esserlo…forse era meglio se non ci vedevamo!”
Girò lo sguardo verso il bar, il riflesso del sole le impediva di mettere a fuoco le cose, le persone: il segnale, la camicia bianca e i jeans, la camicia fuori dai jeans, le sigarette sul tavolino! Adesso sì, lo vedeva…sorrideva…mamma mia se era nervoso!
Lui non sapeva se alzarsi in piedi… “
ce la faccio? Mi tremano le gambe, che figura!”…poi sì alzò. I dieci secondi seguenti li avrebbe voluti fermare nel tempo, li avrebbe donati al miglior regista per poterli scolpire nell’eternità.
“
Non dire niente, non rovinare questo momento…era così, era esattamente così e so esattamente cosa devo fare…” e avvicinando le labbra alle sue, impresse per sempre il bacio più bello e più dolce della sua vita.